La storia
Il Santuario ha origini incerte, ma la tradizione vuole che essa sia sorta su un piccolo Oratorio successivamente ampliato fino a raggiungere l'attuale configurazione. In ogni caso essa già esisteva nel 1598 essendo citata in una bolla di Papa Clemente VIII; in adiacenza alla chiesa sorge anche un complesso ospedaliero nato ai fini assistenziali, i cui corpi di fabbrica affacciano sulla piazza antistante la chiesa stessa, oggetto di lavori nel 1766, nel 1860 e nel 1874, come ricordato da un'iscrizione posta sulla facciata. Nel 1611 la chiesa subì alcuni lavori di ampliamento durante i quali fu aumentata l'altezza smontando il soffitto ligneo, innalzando le mura - rinforzate con pilastroni ed archi - e ricollocando in seguito il soffitto al suo posto. Ulteriori lavori di restauro e consolidamento interessarono la chiesa a partire dal 1727, lavori durante i quali fu ricostruita la cupola sul transetto.
(fonte: SIT - Beni Culturali di interesse storico - artistico della Provincia di Napoli)
Il culto alla Madonna della Pace
Vivamente sentito da parte dei giuglianesi è il culto per la Madonna della Pace, Patrona della Città. Di essa si conserva attualmente una statuetta raffigurante la Pietà che la tradizione lo fa risalire ad epoca Bizantina, al sec. VIII, durante la persecuzione iconoclasta, sotto Leone Isaurico, quando tutte le immagini sacre furono distrutte o gettate in mare. Mons. Riccitiello, a tal riguardo, dice che: “L’immagine sarebbe stata trasportata miracolosamente dagli Angeli, o da marinai, secondo altri, da Bisanzio fin sulle spiagge di Cuma. Furono dei contadini a trovarla mentre aravano la terra. Caricarono la statuetta su un carro di buoi e la trasportarono a Giugliano. I buoi si fermarono nel posto dove attualmente sorge la Chiesa dell’Annunziata. Il titolo di «Madonna della Pace» le venne attribuito perché alla sua venuta a Giugliano, alcune famiglie, che erano in lotta, si riconciliarono ai piedi di questa Madonna”. Con grande solennità a Giugliano si celebra in Suo onore la festa nella Domenica di Pentecoste e per tutti i sette giorni successivi. Il Lunedì dopo la Pentecoste l’immagine esce in processione su di un monumentale carro trainato da buoi guidati da giovani nei costumi dei contadini dell’epoca del ritrovamento della statua. Tra le manifestazioni ad essa legata non può passare inosservata quella del «Volo dell’Angelo»; l’angelo, ossia una bambina legata ad una corda attraverso un sistema di carrucole, mentre canta in onore della Vergine scende dall’alto e si accosta al simulacro della Madonna intronizzata sul carro trionfale; ivi la incensa e risalendo libera colombe e lancia fiori sul carro e sul popolo affollante la piazza.
Illustri antropologi hanno rilevato elementi che riconducono il culto per la Madonna della Pace ad antiche manifestazioni di una religiosità pre-cristiana. Roberto De Simone, infatti, in proposito alle mitiche "sei sorelle" campane, dice: «A Giugliano, poi, si racconta la stessa cosa aggiungendo però alle sei sorelle anche una settima e cioè la locale Madonna della Pace, detta per il suo colore scuro "‘A Zengarella", cioè "La Zingarella". E una tale leggenda deriva evidentemente da un antico culto a diverse divinità "sorelle" associate alle stagioni, culto trasferito poi al segno della Madonna». Le ragioni di questa religiosità vanno rinvenute nella storia e nelle origini di questo territorio, sorto sulle ceneri del’euboica Cuma, avendone mantenuto l’associazione della fertilità femminile a quella della terra.
(fonte: Mala orcula tra storia umana e canti di sirene, ed. Pro Loco Città di Giugliano)
L'arte
La chiesa, dotata di un ampio sagrato e posta su un podio più elevato rispetto alla quota stradale, si pone come fondale per chi proviene dal Corso Campano, strada principale del centro storico della città di Giugliano. La chiesa, costruita in muratura di tufo, ha pianta a croce latina, a navata unica con sette cappelle per ogni lato, terminante in un'abside a pianta esagonale separata dal transetto mediante una balaustra in marmi policromi. Il presbiterio è coperto da cupola impostata su un tamburo in cui si aprono otto finestroni e a sinistra e a destra dell'altare maggiore localizzati gli ambienti dell'antica e della nuova sagrestia. All'interno della chiesa si trovano quindici cappelle jus patronato delle più antiche famiglie della città. La sesta cappella laterale destra "Sodalitium S. Mariae Pacis", il cui ingresso avviene in corrispondenza del coro ligneo finemente intarsiato e dorato, per le sue ampie dimensioni si presenta come una vera e propria chiesa con asse perpendicolare alla navata, dotata di quattro cappelline voltate a botte su entrambi i lati e chiusa con una copertura piana, caratterizzata da un transetto coperto da una cupola e un'abside a pianta rettangolare voltata a botte, che ospita un altare in marmi policromi. L'apparato decorativo della chiesa è in stile barocco molto ricco; il soffitto ligneo del 1604 che copre la navata, intarsiato e dorato, è opera di Scipione Damiano, Paolo di Martino e Francesco Spasiano; i dipinti collocati nei vari riquadri sono seicenteschi ed in particolare quello laterale a sinistra, raffigurante la "Presentazione" è opera di Massimo Stanzione (1618). La facciata originaria della chiesa era semplice e priva di decorazioni, ma fu sostituita nel 1790 da quella attualmente visibile, articolata in due ordini con doppie lesene in stile jonico che reggono un timpano curvilineo, affiancato da due piccoli pinnacoli. Sulla destra della facciata si erge il campanile costruito nel 1794 in pietra e mattoni a vista, a pianta quadrata, che si eleva per tre piani e presenta un alto piano basamentale in piperno, un primo ordine che ospita un orologio ed un secondo ordine con aperture ad arco, che ospita le campane.
(fonte: SIT - Beni Culturali di interesse storico - artistico della Provincia di Napoli)